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Per esemplificazione …

Per esemplificazione di strutture, tra linee, spirali, curve e lamine, Luigi Ravasio sviluppa un discorso di ricerca pittorica su due piani: il primo è quello della conoscenza oggettiva, il secondo quello del desiderio, dell’intuizione e quindi del soggettivo. La conduzione ha come supporto il linguaggio astratto entro una logica geometrica razionalizzante la composizione di insieme.
La sequenza delle opere non risulta monotono perché l’artista, pure in una scelta segnica secca, tirata, ha saputo muoversi con raffinata esperienza e con scatti di colori che suscitano sempre, proprio in tutti i quadri, il piacere di guardare e l’interesse di scoprire. L’esperienza classica e figurativa sottesa è stata in questo caso piegata con ottimi risultati all’esigenza di un’espressione pittorica nuova per un incontro dell’arte con i tempi nuovi. Rientrano così con la forma figurativa anche certa emotività e i cento modi di descrivere le vibrazioni di un viso e ne viene fuori un’esattezza, un lessico ragionato come un teorema intorno alla descrizione di uno spazio finito e di uno spazio infinito.Affiora subito il dato che lo spazio finito è bruciato senza scarti e direi anche con un certo gioco freddo di colori e una simbologia indovinata di forme e nello stesso tempo emerge la necessità di una bonifica attraverso il superamento delle forze antagoniste (le forze in blu) che snervano la natura senza risultato, quindi l’urgenza di una sintesi per dare dimensione ecologica alla grande superficie dell’inumano.
Lo spazio infinito è il luogo di ricerca e di evasione curiosa che l’artista rende con forti profondità offrendo al fruitore la libertà dell’adimensionale, dell’agravitazionale, il sapore del cosmo.
La ricchezza dei colori, delle partenze prospettiche con il frangersi e il rifrangersi delle forme-luce, la capacità degli accordi compositivi (il rosso con il verde), l’assenza del nero, mai considerato sulla tavolozza, danno modo al pittore di sviluppare le sue spirali, sciogliere le sue forme e di perderle, dissolverle in silenti spazi celesti.
Noi vediamo il primo piano, ma c’è tutto anche in quelle belle campiture che si alzano a fasce orizzontali e che costituiscono già un quadro, appunto l’elemento spaziale di respiro e di ricerca; uno spazio per l’uomo.