Luigi Ravasio nasce a Bergamo nel 1930, ultimo di otto figli.
La madre Giuditta Secomandi proviene da una famiglia di tipografi; il padre Alessandro è appassionato lettore di scritti teologici e pratica con perizia l’arte della calligrafia: sarà lui ad incoraggiare Luigi fin da ragazzo nel percorso di studi, in quegli anni difficili di guerra e del primo dopoguerra.
Il clima che percorre l’ambiente famigliare, dove tutti i figli rivelano predisposizione e talento nelle arti visive, ha già condotto il fratello Carlo a dedicarsi totalmente alla pittura. Anche Pino si dedica al disegno, pubblicando come abile vignettista e illustratore, ma rivelando anche doti di ottimo pianista. Con lui, che si occuperà poi di stampa per l’editoria, Luigi si confronterà realizzando i primi esercizi grafici eseguiti a sanguigna, a carboncino, a penna, a tempera. Questi lavori gli rivelano inclinazioni e aspirazioni per il linguaggio della pittura.
Nel 1947 gli vengono richieste da F. Lebbolo, su invito dell’Università Cattolica di Milano, cento tavole di variazioni su combinazioni cromatiche a soggetto astratto per condurre test psicoattitudinali.
Sono gli anni 1948/49 e Luigi Ravasio ha appena conseguito il diploma all’Istituto Magistrale, ma per lui questo lavoro di “variazioni a tema”, diviene occasione rivelatrice per sperimentare il linguaggio astratto nella pittura.
Nel 1949 conosce lo scultore Avogadri, il cui studio Luigi frequenterà con passione per diversi anni, così come le lezioni di discipline geometrico/architettoniche di Luigi Plebani Madasco.
In seguito a queste esperienze decide di iscriversi al Liceo Artistico di Brera, dove conosce Guido Ballo e Achille Funi e si diploma nel 1952.
Dal matrimonio con Bianca Foiadelli nel 1954, nasceranno i tre figli: Giuditta, Silvia e Stefano.
I numerosi viaggi in Italia e all’estero lo portano in contatto con le maggiori correnti pittoriche artistiche in campo internazionale e forniscono l’occasione di studiare coloro i quali possono definirsi i suoi maestri spirituali: Mondrian, Calder, Albers, Escher, i Costruttivisti Russi e il Futurismo.
Nel 1973/74, Primo Licini apre in città, con altri, la Galleria d’Arte “Il Capricorno” e Luigi Ravasio presenta qui per la prima volta i suoi lavori astratti.
Nel 1975 sarà il gallerista Alberto Fumagalli, figura di rilievo nel mondo dell’arte a Bergamo in quegli anni, a scoprirlo e promuoverlo, offrendogli numerose occasioni espositive sia in Italia che all’estero negli anni successivi.
È in questo periodo che la sua ricerca suscita anche l’ammirazione di poeti quali Ernestino Mezzani e, soprattutto, Pasquale Emanuele, che avvicinerà con empatia la pittura di Luigi Ravasio attingendovi per i propri componimenti e favorendone il contatto con la galleria “Schettini” di Milano nel 1980, a cui fa seguito anche l’incontro con il collezionista bergamasco A. Perolari.
Le occasioni espositive, come la collaborazione con critici e letterati, si sono scandite periodicamente negli anni successivi.
Nel 2007, col testo curato da Sem Galimberti nel piccolo spazio sacro della chiesa del Giglio, ai piedi delle mura di Bergamo, vengono esposti i dipinti dedicati alla memoria della moglie Bianca, “amorosissima” compagna di vita fino all’estate del 2006.
Luigi Ravasio ha continuato la propria attività artistica associata a momenti espositivi nello studio dell’abitazione di via S. Alessandro al 162, a Bergamo.
Le sue opere figurano in collezioni pubbliche e private nazionali e straniere.
Luigi Ravasio muore, a Bergamo, il 18 aprile 2018.